La Scuola Holden, presieduta da Alessandro Baricco, è una pietra miliare nel suo genere, ambita come un dottorato al MIT per un ingegnere o una specializzazione alla London School of Economics per un economista. Da quando nemmeno la Bocconi non è più la Bocconi di una volta, la Scuola Holden ci rinfranca circa la serietà della formazione in Italia.
Ma cosa insegna la scuola Holden? Insegna a scrivere. E, presumibilmente, bene. Baricco presiede, Lucarelli fa frequenti incursioni, Lella Costa ci mette del suo, e molti altri professionisti del settore convergono appassionatamente in una Torino finalmente ritrovata.
Ho sempre pensato che il loro sito internet non fosse all’altezza di tanto prestigio, ma sono abituata a dare maggior peso ai contenuti che all’estetica, così ho fatto spallucce di fronte ad una così evidente violazione delle principali regole della grafica su web. Purtroppo anche il contenuto non mi ha entusiasmata come mi aspettavo: è palese lo sforzo nel voler coinvolgere il lettore con frasi sarcastiche. Sforzo che purtroppo non dà i risultati sperati: non fa ridere. Punto. Sembra di leggere le risposte acide di Luca Dini, il direttore di Vanity Fair, alla posta dei lettori.
Archiviato ormai da tempo il mio disappunto per la non brillante condizione web in cui versa la scuola, oggi mi sono imbattuta in un annuncio di lavoro pubblicato dalla stessa su Linkedin. Stanno cercando un digital manager. Fantastico, proprio quello che faccio io. Ma soprattutto, proprio quello di cui hanno bisogno.
Approfondendo la lettura dell’annuncio ho intuito che, purtroppo, nonostante la Scuola Holden abbia a catalogo un corso sulla scrittura digitale, pare non abbia ben chiaro quale sia il ruolo di un digital manager, quali siano le sue funzioni e le caratteristiche che dovrebbero essergli proprie.
Partiamo con la descrizione del lavoro da svolgere, dove non manca il solito umorismo che non fa ridere:
La Scuola ha un progetto di allargamento e di completa rivoluzione della sua presenza on-line. Ci serve qualcuno che gestisca questa rivoluzione. Se pensate di cavarvela aggiustando un po’ il sito, non è quello di cui stiamo parlando. Piuttosto, pensate a quel che significa creare una piattaforma e meditate su questa espressione: digital storyteller.
Una meravigliosa supercazzola che produrrà migliaia di curriculum, talmente generica che, presumo, pure il mio commercialista invierà una richiesta di colloquio. Ma il climax lo si raggiunge con la descrizione dei requisiti necessari per “vincere” il posto (sì, avete capito bene, il posto si vince):
Quali requisiti possono aiutare a vincere il posto?
Una certa cultura digitale, un’idea sufficiente di che cosa si fa alla Holden, una gran voglia di lavorare, gusto estetico, disponibilità a ragionare in termini commerciali (vi fanno schifo i conti? Lasciate perdere), un po’ di visionarietà, e ovviamente un’età sotto i 40. (NB: non è necessario avere competenze di sviluppo o programmazione: per quello ci sarà qualcuno che ci aiuterà).
Sembra davvero il ruolo ideale per il mio commercialista: ha cultura digitale, sa cosa fa la Holden, ha voglia di lavorare, ha gusto estetico e non gli fanno schifo i conti. Quindi la sottoscritta può gettare alle ortiche anni di studio e di esperienza visto che anche l’addetto alla mia IRPEF può ambire ad un ruolo di digital storyteller (non importa che lui conosca il significato dell’espressione: per il momento si limiti a meditarci su).
Ma ciò che davvero mi lascia allibita (e avvilita) è la frase “ovviamente un’età sotto i 40”. Ovviamente? Ovviamente?! Perché dovrei considerare ovvio che per fare quel lavoro non si debba aver raggiunto i 40 anni? Cosa mi è sfuggito, in questi anni in cui sono andata a rattoppare i testi indegni redatti da blogger 17enni perché “noi siamo gggiovani, yo! Noi sì che ne capiamo”? Meno male che non ho ancora quarant’anni, in caso contrario mi sentirei un tantino discriminata.
E, per concludere, ecco come la giuria di X Factor… ehm no, della Scuola Holden, pensa di assegnare il premio:
Come contiamo di scegliere?
Con un contest fissato per l’11 giugno alle ore 10 alla Scuola Holden in Corso Dante 118.
Cosa è necessario fare per iscriversi al contest?
Dovete mandare una vostra presentazione in due cartelle. Dovete raccontarci chi siete, cosa fate, cosa vi piace, insomma un racconto di voi stessi. Le due cartelle vanno inviate entro le 23.59 del 4 giugno all’indirizzo …
Quindi per fare il digital storyteller i candidati dovranno scrivere un testo in cui raccontare se stessi. Non è prevista alcuna conoscenza della differenza tra scrittura canonica e scrittura per il web, nessuna conoscenza della scrittura per il web ai fini SEO (posizionamento sui motori di ricerca), nessuna conoscenza dell’usabilità dei siti web e della coerenza dei menu e della loro navigabilità. Basta saper raccontare se stessi.
Il mio commercialista può licenziarsi: gli ho trovato uno splendido impiego a tempo determinato alla corte del grande Baricco. E poi sono così spiritosi. Quasi quasi lo invidio.